!Spoiler alert; serie 8 episodio 5!
(siete avvisati, anche se dopo tutto questo tempo dalla messa in onda o l’avete visto o non vi interessa veramente)
Come tutti gli appassionati di Game of Thrones sanno la penultima puntata in assoluto della serie è stata molto divisiva. Specie nel mondo anglosassone si sono moltiplicate le accuse agli sceneggiatori di essere “lazy” per aver adottato una sequenza di soluzioni narrative un po’ troppo semplici e quindi in contrasto con l’estrema accuratezza che ha caratterizzato la serie, o, quanto meno, l’ha caratterizzata fino alla sesta stagione. Credo che alcune di queste accuse siano fondate, ma che giunti a questo punto della storia le opzioni fossero al tempo stesso limitate. Vediamo perché.
(Uno scorpio: da infallibile missile Patriot a cerbottana in sette giorni)
In molti si concentrano sulla mancanza di motivazioni solide dietro al raptus di follia assassina di Daenerys, e questo è, come vedremo più avanti, sicuramente un tema interessante. Lo snodo narrativo però più palesemente indegno di una storia come Game of Thrones è quello che riguarda gli scorpio, ovvero i balestroni anti-drago che sono rispuntati (dopo potenziamento) ovunque nel corso della 4° puntata della stagione, quando, nell’ordine, hanno abbattuto con disarmante facilità uno dei draghi (riducendo la flotta di rettili volanti di un notevole 50%), messo in rotta Daenerys con il drago rimanente e distrutto una quantità indefinita di navi Targaryen. In questo video ufficiale HBO lo staff della serie spiega genesi e potenza invidiabile dei nuovi scorpio. A questo punto chiunque, vedendo i balestroni appollaiati non solo sui ponti delle navi ma anche sulle torri di cinta di King’s Landing, è stato quindi (appositamente) portato a pensare: ecco una vera Ztl per draghi. Il che cambiava di parecchio le prospettive sulla battaglia successiva. Cambiava anche le quote-scommessa sulla corsa al trono perché con un altro abbattimento Daenerys si sarebbe ritrovata priva di draghi incenerenti e a quel punto il fatto che non sia mai stata proprio simpaticissima sarebbe potuto emergere presso le sue truppe. Lo scopo principale della 4° puntata sembrava essere quello di convincerci che l’armata Cersei grazie alla flotta di Euron + mercenari della Golden company + (soprattutto) nuova contraerea, fosse in una condizione di parità, se non addirittura di superiorità. Questo specie se si pensa per un momento anche agli ettolitri di Wildfire nascosti nei cunicoli della città, e che potevano essere usati, con il più tipico dei Cersei-move, per creare un Vietnam inespugnabile, a spese anche dei residenti di King’s landing, gente che tutto sommato avrebbe anche qualche ragione per non pagare le addizionali comunali. .
Insomma il cliffhanger della 4° puntata suggeriva apertamente possibili (serie) complicazioni sulla strada del legittimismo targaryano.
Già qui comunque avevamo assistito a una scena assolutamente non coerente con la real politik delle vecchie stagioni di Game of Thrones, quando cioè un minuto drappello con tutta l’élite dragomunita dei Targaryen si era messo a portata di scorpio e di arcieri di fronte alle mura di una città governata da una psicopatica conclamata come Cersei. La Lannister però dimostra che nelle scuole di Casterly Rock non si studia Tito Livio e si lascia miseramente sfuggire l’opportunità di tagliare tutti gli alti papaveri del fronte nemico e terminare così vittoriosamente la guerra senza nemmeno combatterla. Un’ingenuità decisamente poco Cersei. E già qui in molti abbiamo storto il naso.
La puntata numero cinque nasce comunque sotto gli auspici di una battaglia campale, poi però succede l’inspiegabile: Daenerys cala dal cielo con il suo ultimo drago e distrugge in circa 20 secondi tutta la flotta di Euron (non il piccolo drappello di navi che aveva abbattuto un drago con facilità bambinesca la puntata prima, ma tutta la flotta) dopodiché passa agli scorpio sulla costa e a quelli sulle mura, i quali dal canto loro dimostrano la precisione di tiro dei terroristi arabi nei film americani anni 80, ovvero non prenderebbero un elefante (o un drago) da 5 metri di distanza. In un paio di minuti senza nessuna spiegazione plausibile Daenerys distrugge quindi forze parecchie volte superiori a quelle che qualche giorno prima l’avevano messa in fuga con la codona di drago fra le gambe.
(abbiamo scherzato)
Questo passaggio è talmente imbarazzante da un punto di vista narrativo che viene saltato a piè pari in entrambi i behind the scenes pubblicati da Hbo dopo la puntata ( questo e questo ). E stiamo parlando di speciali che spiegano sempre la genesi di tutti i passaggi importanti delle puntate. In questo caso invece no, probabilmente era un momento troppo indifendibile.
Perché una scelta del genere?
Il problema qui per gli sceneggiatori stava nel fatto che dopo la battaglia con i White Walkers si sapeva che Daenerys poteva scendere a King’s Landing e fare un grosso barbecue della città. Il massimo dilemma era quello morale, ovvero come prendere la città senza arrostire nel mentre tutti gli abitanti, gli stessi che, per inciso, si erano fatti malamente abbindolare da quel Beppe Grillo di Westeros che era l’High Sparrow. Insomma interessante, ma –gli sceneggiatori devono aver pensato– fino a un certo punto. Quindi serviva aggiungere tensione sulla battaglia imminente. Benissimo. Il problema è che, come abbiamo visto, poi non si prendono la briga di risolverla.
Come avrebbero potuto fare diversamente?
La prima opzione che viene in mente è che qualcuno della folta élite targaryana avrebbe potuto trovare il modo di rendere inutili gli scorpio, un Tyrion che corrompe il capo della guarnigione contraerea, un Ser Davos che infiltra dentro le mura un commando di assassini per uccidere gli operatori dei balestroni, un Samwell Tarly che fa sapere via corvo che esiste un batterio in grado di distruggere il legno di cui sono fatti gli scorpio. Quello che volete, pensandoci un po’ sopra di sicuro possono uscire idee migliori di queste. L’importante in questo scenario è che chi offre la soluzione al problema della contraerea faccia parte in una maniera o nell’altra dell’entourage di Daenerys. Immaginate che intensità ne sarebbe scaturita se fosse stato John Snow ad aprire la via al drago che subito dopo avrebbe incenerito decine di migliaia di innocenti. Sussurra ora, nordico che si scopava sua zia.
Il problema qui sta probabilmente nelle implicazioni successive, è molto probabile che affinché il finale si riveli d’impatto sia necessario coltivare una sensazione di onnipotenza di Daenerys. Se il suo successo in battaglia fosse subordinato ad una momentanea sospensione delle attività contraeree causata dei suoi stessi uomini, allora il suo dominio sembrerebbe meno imperioso, meno irrevocabile. E questo non va bene, perché quando e se sarà invece revocato sarà necessario che ciò avvenga attraverso il superamento di una notevole difficoltà e non, quindi, in venti secondi come fosse una flotta di Euron qualsiasi. Vedete qui quindi la contraddizione di scopi: da un lato per sostenere le sei puntate della stagione 8 bisognava comunicare la battibilità dei draghi (draghi onnipotenti stufano subito), dall’altra si era creato a questo punto della storia il bisogno di fornire di nuovo a Daenerys dei mezzi insuperabili. Da qui nascono quei due minuti imbarazzanti in cui spazza via tutto l’esercito nemico senza nessuna pretesa di plausibilità narrativa.
Si potevano trovare soluzioni alternative? Probabilmente sì, ma a questo punto dovrebbe essere evidente come non si trattasse di un compito facile, anzi.
(Daenerys esporta la targaryancrazia a King’s Landing)
Infine la questione dell’ammattimento subitaneo di Daenerys. In realtà la cosa è stata annunciata più volte durante la serie ma sempre attraverso una serie di cenni e riferimenti che si sono dissolti dentro l’enorme massa narrativa di 8 stagioni caratterizzate da una miriade di storylines. Si poteva lavorare meglio sui cenni dell’imminente pazzia? Anche in questo caso probabilmente sì, ma senza esagerare, altrimenti Snow, Tyrion (che fa bruciare vivo il suo migliore amico), e il resto dell’oligarchia si sarebbero resi moralmente complici del massacro. Insomma, si trattava di un equilibrio sottile. Il problema vero qui sta nel fatto che Daenerys può avere dei motivi per cercare una vendetta sanguinosa nei confronti dei Lannister e in genere del potere kingslandiano, ma non si capisce – proprio non si capisce – perché dovrebbe bruciare vivi i residenti della città, così come parte delle sue stesse truppe.
Razzismo anti-westeros? Cos’altro?
( E se li uccidessi tutti? La butto lì eh)
Nei behind the scenes ufficiali l’argomento viene trattato ma si parla soltanto di una vendetta contro gli usurpatori. Perché questa vendetta debba attardarsi a bruciare vivi degli innocenti rimane inspiegato. In ultima analisi anche questa è una sciatteria, se l’odio anti-Lannister si estende a tutto il popolo di Westeros va bene, ma sarebbe stato utile vedere uno o più episodi che con il senno di poi potessero rivelarsi seminali per questo tipo di razzismo estremo nella bambina dell’ovest diventata donna ad est.
Comunque la si metta, anche tenendo conto del fatto che le conclusioni sono sempre molto più difficili delle orchestrazioni intermedie e che qui la gestione del materiale era veramente complicata, rimane il dubbio che il vecchio George Martin avrebbe probabilmente ottenuto risultati migliori. Certo però impiegando molto, molto, più tempo.